Adriano, ascesa e caduta di un Imperatore.
- Lorenzo Betti
- 21 mar 2019
- Tempo di lettura: 4 min

La testa muove le gambe, senza questa tutto finisce.
Questa frase riguarda tantissime persone ed atleti che hanno buttato via una carriera gloriosa, incapaci di controllare le emozioni, fermandosi sulle sconfitte della vita.
Parlando di calcio, se penso alla parola sconfitta, penso ad Adriano Leite Riberio. Un giocatore unico, un imperatore che poteva conquistare l'europa ma crollò per via delle depressione.
Adriano Leite Riberio, noto come Adriano, nacque a Rio de Janiero il 17 febbraio 1982. Cresciuto nelle favela di Rio, esordì nel calcio professionistico col Flamengo come difensore laterale, ruolo dove non verrà più schierato in Europa, per fortuna.
Nel 2001 approdò all'Inter presentandosi ai nuovi tifosi con un gol su punizione, in un'amichevole estiva col Real Madrid, un missile terra aerea stile Holly e Benji.
In questo link, la bomba di Adriano contro il Real Madrid-
https://youtu.be/aie0CJ7vH7M
Il primo anno a Milano non fu da ricordare, dato il ritorno in rosa dall'infortunio al ginocchio di Ronaldo, giocatore che avrei fatto giocare anche senza gambe. Non trovando spazio, nella sessione di mercato invernale fu mandato in prestito alla Fiorentina, dove dimostrò di avere grandi qualità. Sempre con la formula del prestito, stagione 2002-2003, l'Inter decise di mandarlo per una stagione e mezzo al Parma, coppia d'attacco Adriano-Mutu, non una coppia malvagia. Col Parma in un anno e mezzo segnò 23 gol in 37 presenze.
Adriano, più sicuro dei suoi mezzi e con più esperienza riguardo il campionato, tornò a Milano motivato e, indossando la maglia numero 10, si prese la scena. I tifosi dell'Inter pensarono di aver trovato un giocatore devastante come Ronaldo.

Fortissimo fisicamente, sinistro chirurgico, progressione e tecnica sopraffina nonostante la stazza, nelle stagioni 2004-2005, 2005-2006, Adriano era considerato uno dei migliori centravanti al mondo ma, con la morte del padre nell'agosto del 2004, qualcosa prese sempre più strada nella testa del giocatore.
In questo video il talento di Adriano.
https://youtu.be/nBzrKtbGVfM
Il brasiliano, all'età di 25 anni, nonostante l'ingaggio milionario e la celebrità, dichiarò di soffrire di depressione e dipendenza dall'alcool e nel 2007, dopo lo scarso rendimento, l'Inter decise di mandarlo in prestito in Brasile al San Paolo.
Dal San Paolo in poi, nonostante i 17 gol segnati in Brasile, Adriano non tornò più lo stesso giocatore favoloso degli anni precedenti. Tornò all'Inter nella stagione successiva, 2008-2009, ma, dopo una sosta con la nazionale, decise di non tornare più in Italia e il suo contratto fu rescisso. Chiuse con l'Inter con un bottino di 177 presenze e 74 gol.
Tornò in Brasile, sponda Flamengo 2009-2010, 19 gol e vittoria del campionato, una piccola parentesi di nuovo in Italia alla Roma e poi Corinthians.
Tra guide in stato di ebbrezza, festini, foto con criminali nelle Favela di Rio e condizioni fisiche imbarazzanti per un atleta professionistico, la carriera di Adriano si spostò in vari paesi del mondo in cerca di pace e serenità però, nel maggio del 2016, decise di ritirarsi dal calcio, lasciando l'amaro in bocca a tutti gli amanti del calcio.

Nonostante i pochi anni al massimo della forma, Adriano collezionò: 3 Coppe Carioca col Flamengo ( 2000,2001,2009 ), 2 campionati brasiliani con Flamengo ( 2009 ) e Corinthians ( 2011 ), con l'Inter 2 Serie A ( 2005-2006, 2006-2007 ), 2 Coppe Italia ( 2004-2005, 2005-2006 ), 3 Supercoppe italiane ( 2005, 2006, 2007 ), con la nazionale invece 1 Coppa America e 1 Confederations Cup, segnando 27 gol in 48 presenze.
La storia di Adriano è una delle più tristi storie dei talenti sprecati. Un giovane Imperatore tanto forte potenzialmente quanto debole mentalmente. Era un giocatore completo e chissà, se non fosse mai morto il padre durante la sua carriera, cosa avremmo potuto ammirare in campo.
Queste due frasi di ex compagni dal giocatore potranno aiutare a far capire l'occasione sprecata.
" L'Adriano dell'Inter: era indescrivibile. Si è perso perché era troppo buono ". ( Nicolas Burdisso )
" Appena arrivato all'Inter, segna in amichevole con il Real Madrid un gol di una potenza impressionante. Mi sono detto: «Questo è il nuovo Ronaldo», ha fisico, talento, velocità. È un ragazzo delle favelas, io conosco bene le villas, loro sorelle di miseria in Argentina. Stavo vicino a Adriano, ho visto i pericoli che genera la ricchezza, piovendo su chi non ha mai avuto un soldo. È peggio della droga. Adriano aveva il padre che lo salvaguardava, era un eroe come per me lo è Rodolfo. Ricordo che siamo al Trofeo Tim, d'estate, quando il calcio in notturna è passatempo per chi torna dalla spiaggia. Gli telefonano per dirgli: «Adriano, papà è morto». Singhiozza, non si riprende. Io, la squadra, il presidente Moratti, gli stiamo vicino come a un fratellino. Lui dedica i gol al padre, alza occhi e mani in preghiera al cielo. Lo persuadiamo a far venire a Milano la mamma e la fidanzata, in allenamento resta una roccia e in tre non riusciamo a spostarlo con le brutte da quanto è forte. È un ragazzo buonissimo, con Iván Cordoba passiamo serate a incoraggiarlo. Iván gli dice: «Ti rendi conto? Sei un misto di Ronaldo e Ibrahimović, puoi diventare più bravo di loro, hai tutto». Abbiamo fallito, non siamo riusciti a strapparlo alla depressione. Adriano piange, ci dà ragione, per un po' fa la spola con il Brasile, litiga con la ragazza, ricade nella saudade. Il talento non basta senza forza mentale ". ( Javier Zanetti )
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